Resta ancora abbandonata a se stessa l’area avviata a lottizzazione e mai conclusa all’interno della zona residenziale ‘Barialto’. Degrado, aggressione ambientale, sperpero di suolo e assalto barbarico del brutto che contribuisce a svalutare le abitazioni. Per non parlare della raccolta dei rifiuti: esiste? Chi la fa? I residenti pagano? E se pagano regolarmente il servizio, questo viene effettuato? Qualche tempo fa i condomini del Barialto restarono addirittura senza corrente elettrica. Uno stato di tale precariato che farebbe accapponare la pelle se si pensa che l’area fu individuata, nel lontano 1971, come elitaria. Un cimitero residenziale, piuttosto sembra. Archeologia urbanistica nascosta all’occhio quotidiano dei casamassimesi, ma ben visibile a chi abita l’ex Parco dei principi.
Tra settembre e ottobre scorsi – giusto per citare una delle sollecitazioni partite dagli abitanti di Barialto – all’attenzione del sindaco e del vicesindaco (nonché del comandante della Polizia municipale) erano giunte note ufficiali nelle quali si incalzava l’amministrazione a prendere provvedimenti sulla gestione della spazzatura all’interno del perimetro: “La presenza dei cassonetti – era riportato in una di queste note – all’interno del complesso residenziale Barialto costituisce ulteriore causa di degrado, dal momento che il loro svuotamento non è regolare e costante; viene effettuato con scarsa diligenza da parte del personale incaricato, che, nell’operazione di prelievo dei rifiuti, ne disperde parte sulla strada circostante i cassonetti, senza curarsi di raccogliere il materiale disperso”.
Nella nota inviata al Comune il sindaco veniva bacchettato per aver dichiarato alla Gazzetta che “il condominio è un’area privata e il Comune non ha ancora acquisito le aree”: si fa presente al sindaco Birardi – dice la nota – che “il posizionamento dei cassonetti sulle strade del complesso non è legittimo”, visto che le stesse sarebbero private, e “non sono – continua – sottoposte a controllo igienico-sanitario, doveroso da parte dell’amministrazione comunale, dove insistono manufatti suscettibili di arrecare danno alla salute pubblica”.
“Il comandante della Polizia municipale – sarebbe invece riportato in altra, ennesima, nota – cui è stata consegnata una copiosa documentazione fotografica, attestante lo stato di degrado e di massima sporcizia dei luoghi, ha ‘candidamente’ riconosciuto le ragioni, comunicando ‘a voce’ l’avviso contrario dell’amministrazione comunale al chiesto spostamento (dei cassonetti all’esterno, ndr) per ragioni.. arcane che sarebbero state comunicate per posta”. Ragioni, giusto per essere completi nell’informazione, che pare non siano mai consegnate ai condomini. “A fronte – conclude una delle note – del malgoverno della pubblica amministrazione, non resta che un grave e irrimediabile senso di sconforto”.
Il malumore, tuttavia, scavando nella storia quarantennale del Barialto, prima Parco dei principi, è riferibile alle numerose “prese in giro” che sarebbero state perpetrate ai danni dei residenti. La società che gestiva l’area residenziale, la Irese (succeduta a Barialto) era fallita e i terreni erano stati messi all’asta a fine 2011 per 26milioni di euro (secondo una perizia tecnica il valore sarebbe stato di 48milioni). Su parte di quei terreni sarebbe possibile (o sarebbe stato possibile) cementificare per – in teoria – 200mila metri cubi. La lottizzazione, però, scaduta, cosa potrebbe produrre? Ed ecco che scatta il contenzioso: ‹‹Solitamente – era stato il commento del sindaco Birardi a ‘Quotidiano italiano’, nel maggio scorso – una lottizzazione dovrebbe durare 10 anni dopo di che scadono. Quella relativa alla nostra convenzione è stata prorogata di anno in anno e siamo arrivati a 45 anni ma il lottizzante non ha dato al Comune quanto previsto in convenzione››.
Come risolvere? ‹‹Stiamo cercando – aveva aggiunto Birardi – di aggredire le polizze fideiussorie, in un primo momento non capienti grazie all’azione del Comune, si è riusciti a fare entrare nel discorso di garanzia del credito le nuove compagnie che hanno acquisito quelle che erano fallite. La nostra strada è questa: aggredendo queste compagnie assicurative noi riusciremo ad ottenere un ristoro, l’oggetto della polizza fideiussoria. Con questi soldi potremo fare le opere di urbanizzazione primaria e quindi dare lustro a quel centro residenziale››.
A che punto siamo? Per ora non si muove foglia, a quanto pare. Scartabellando un po’ di atti, forse nella stipula della convenzione del 1991, si potrebbe trovare qualcosa..
[da La voce del paese del 5 aprile 2014]
Commenti