Se un ragazzino di 16 anni aggredisce il compagno della madre, gli provoca dei danni biologici durante la colluttazione per impedire alla coppia di partire per un viaggio, che film abbiamo visto? Ah, c’è da aggiungere che il ragazzino è entrato in casa della coppia da maleducato, senza chiedere scusa e forse aizzato dal padre, lasciato dalla moglie.
Detta così parrebbe la trama short di una pellicola nemmeno cinematografica.. Chiamiamolo col suo nome: quotidiani deliri da incontinenza emotiva.
A parte la storia, finita in tribunale, la riflessione di questi ultimi giorni non può non cadere sull’adolescenza e sul ruolo degli adulti. Vittime – tutti – di improvvisazione emotiva, non siamo più in grado di stabilire se un ‘no’ fa bene nel processo educativo. E questo perché la società va pervadendosi di inadeguatezza cognitiva, i dubbi diventano regola di vita, l’approccio relazionale si interseca con la promiscuità affaristica. In parole ‘populiste’, ai ragazzini, tutelati dalla Corte europea per i diritti dell’infanzia, fintanto che sono minorenni è concesso di trasgredire. Pena punizione, quand’arriva. Per il resto vale tutto, anche i genitori che si scambiano tra loro o che vanno e vengono senza divieti, che diventano collusi coi figli nel prostituire le abitudini, o che stentano a darsi un profilo sobrio di persone rispettose.
Poi ci si mette il rispetto dello stato (che siamo sempre noi) a mancare di rispetto e a puntare la sua esistenza sul dio denaro, che non conosce colori politici. Tra un salmone selvatico a 680 euro al chilo e una pelliccetta per il cane a 300 euro, passano in mezzo pensioni mensili da 400 euro per anziani costretti anche a pagare l’Imu-Tarsu-Tares-Trise-Tari-Tise-Tuc-Tul (o altre diavolerie) sulla seconda casa. Magari quella è solo l’abitazione di proprietà abbandonata per andare in casa di riposo. Ma va bene, l’Italia ci sta mostrando cosa siamo in grado di adempiere.
In questo scenario globale di inadeguatezza della classe dirigente – in cui occorre ricominciare a educare i più piccoli – ci si imbatte sulle guerre degli inetti che per ‘atto dovuto’ devo sconquassare la scuola, già precaria.
Arriva novembre, tempo di decisioni. Complici le temperature primaverili fino a una settimana fa; vuoi anche una situazione squilibrata della gestione finanziaria del patrimonio dello stato; mettici l’incapacità programmatoria della classe politica, il risultato è un cocktail esplosivo: ci sfuggiva che per il mondo della scuola è tempo di organizzazione.. Torneremo a discutere di dimensionamento scolastico? Oppure, bontà loro, quest’anno eviteremo – visti i disagi evidenti – di riparlare di scontri sociali in seno alle nostre scuole? Le esperienze degli istituti comprensivi, qui al Sud, non stanno restituendo dati confortanti, e la nostra capacità di preveggenza ci concede la visione di un dietrofront ministeriale. Insomma, non amiamo ripeterci, ma è passato un anno, la situazione dei nostri istituti è rimasta più o meno la medesima. Il trend è ancora in crescita. Proviamo a esprimere un desiderio, e cioè che questa giunta cittadina voglia dimenticare quella orrenda legge che prevede l’accorpamento. Non ne abbiamo bisogno.
I problemi giovanili sono tali e gravi da farci considerare che, di questi tempi, un’assistenza più integrata, una presenza più costante di personale, e una stretta collaborazione anche in previsione dell’inaugurazione dell’istituto superiore possa tornare a vantaggio della comunità. Non scivoliamo nello stato di ubriachezza da ignoranza che ci rende scellerati e statue d’avorio di fronte al vampirismo delirante dell’erosione morale.
La politica, croce e delizia dell’abisso umano..
Il tempio della cultura è la scuola, non sconfiniamolo nel guazzabuglio del retaggio prostituivo. Casamassima potrebbe risentirne.
[editoriale de La voce del paese del 16 novembre 2013]
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