Dopo l’interdizione d’accesso, operata d’imperio dall’ente pubblico (il Comune), sono partiti una decina di giorni fa i lavori di messa in sicurezza, e cioè (tanto per cominciare) le operazioni di rimozione degli elementi che hanno prodotto (o potrebbero) pericoli alla struttura (es. piante invasive, crollo dei tetti..), ma soprattutto alle persone.
Saranno sostituite, laddove possibile, le parti pericolanti (come le sottostrutture dei tetti) “non rendendole spingenti” – come ha riferito l’architetto Donato Capacchione, responsabile dei lavori – e saranno irrobustite con “interventi puntuali le murature attraverso iniezioni di malta”. Niente cordolatura, dunque, come si dice in gergo tecnico (la cordolatura è un sistema costruttivo a secco per struttura e rivestimento). Cioè: il cordolo – per essere efficace – deve essere posato su una muratura perfettamente livellata, solida e stabile, e necessita di essere ancorato mediante barre filettate intervallate ogni 50-60 cm. Condizione che al Castello non ci pare di cogliere a primo acchito.
Con la Soprintendenza, laddove saranno riscontrati “cedimenti e rotazioni di facciata”, saranno concordati degli “interventi di micropalificazione con pali a 15 gradi, previa analisi ai martinetti semplici di tutta la struttura” (il micropalo sarebbe una soluzione tecnologica adeguata di bonifica del terreno e si utilizzerebbe per ripristinare e/o riparare fondazioni danneggiate da agenti fisico-chimici esterni e per realizzare ancoraggi e tiranti, ndr). Saranno effettuati “monitoraggi endoscopici e verifica delle masse strutturali”. Tutto ciò in via preventiva per capire dove intervenire. Laddove possibile, “azioni di tirantatura con acciaio armonico”.
I muri in che condizioni sono? Un opportuno monitoraggio verrà effettuato sullo stato di esercizio del muro per verificarne la stabilità. E secondo quanto appreso si tratterà di un intervento puntuale, non distruttivo e coerente con la Carta di Venezia (una convenzione post bellica del 1964 che definì i criteri immutabili del restauro, ndr), di cui uno dei punti prevede che la nozione di monumento si estenda oltre alla singola opera architettonica, anche all’ambiente urbano o paesistico che sia testimonianza storica, di una evoluzione o di un avvenimento. I lavori di conservazione e di scavo – è inoltre previsto dalla stessa – saranno sempre accompagnati da documentazioni grafiche, fotografiche e tecniche e critiche. Tutte le fasi del lavoro saranno documentate e consegnate a uffici pubblici e messe a disposizione degli studiosi, e ne risulta consigliabile la pubblicazione. Proprio quello che stiamo adoperandoci, nel nostro piccolo, a fare.
Di tutta la struttura, come anticipato in altra occasione, al Comune afferiscono (in termini di proprietà) un paio di stanzoni: l’intervento che l’ente sta operando in questa fase è per salvaguardare l’incolumità pubblica (messa in sicurezza dei luoghi), poi potrebbero essere sviluppate azioni di recupero sui privati in quota millesimale. La restituzione potrebbe avvenire per rimessa diretta oppure tramite acquisizione, e se questa dovesse andare in porto il Comune potrebbe proporre un progetto di restauro e di rifunzionalizzazione, nonché di valorizzazione. La disponibilità del bene però passa attraverso acquisizione (come detto) o comodato (in questo ultimo caso la stessa durata della ipotesi di piani di gestione finanziaria ed economica, che solitamente sono di 10-15 anni).
Tra i vari interventi di ripristino è prevista l’anastilosi, una tecnica di restauro con la quale si rimettono insieme, elemento per elemento, i pezzi originali di una costruzione distrutta ed è particolarmente utilizzata nei siti archeologici per ricostruire degli edifici distrutti o parti di essi. Nel caso del Castello vi sarebbero numerose balaustre, come modanature delle finestre, e alcune pavimentazioni di pregio da recuperare.
La datazione sarà effettuata anche attraverso i dati storici in possesso, gli archivi comunali e di stato: “La lettura dell’immobile, del manufatto – spiega Capacchione – sarà il risultato del processo di ricognizione archivistica. Massima attenzione da parte dei tecnici e della Soprintendenza nella lettura della stratificazione e di come nel tempo si è evoluta la sovrapposizione degli elementi (esempio scala settecentesca, lunette seicentesche..)”.
Spontaneo ci scappa di ipotizzarne la vocazione. “Il problema dei musei – illustra l’architetto – è riempirli. La musealizzazione è la cosa più difficile, non è tanto raccogliere gli elementi quanto cucirli insieme. Museo non è solo il luogo di rappresentazione della storia della cultura dell’uomo, ma luogo aperto all’esterno, dinamico, propositivo. Il museo diventa anche laboratorio”.
In ultima analisi i fondi europei. Gli ultimi fondi comunitari dovranno essere conclusi entro il 2015, quindi già da quest’anno potrebbero essere disponibili tutti i bandi che non sono stati ancora emessi. I 2milioni di euro inseriti nel piano triennale delle opere pubbliche sono, appunto, legati ad alcuni di questi fondi.
[da La voce del paese del 4 maggio 2013]
Commenti
Ciao
Tanto per eliminare ogni "imbarazzo"
A questo punto mi sento di dire ..Alla prossima emergenza !! Scuola Marconi .. Es.. ??!!
Dunque caro pino non sparare * .. Se non cadeva a pezzi nessuno avrebbe fatto nulla x il castello .. Come d'altronde le precedenti amministrazioni ...
Finalmente un uomo nuovo
Datevi da fare signori della pro loco, oltre al divertimento una finalità fantastica!
Ho detto una *?????????????.....
dopo anni di sinistra questo e ril risulato
complimenti
Non sarà mica un impresa contattare gli operai che hanno lavorato, forse, per qualche intervento!
Ma senza avere il minimo dubbio su di loro, basterà chiedere dove l,hanno "appoggiata"!
Che poi è stata dimenticata, beh!!!!!!!!!!
Attenti all'esecuzione pratica però, non regalateci una via SANTA CHIARA/LARGO LAGO numero 2!