I cittadini di Casamassima avranno appreso tramite noto quotidiano locale, a firma di altrettanto noto corrispondente, che il Comune sarebbe tenuto a ‘rimborsare’ la curia di circa 700mila euro (di nostri soldi) per un debito accumulatosi negli anni per – citiamo dall’articolo – ‘oneri di urbanizzazione’ mai versati, si legge, dal 1991. E dunque, secondo quanto dichiarato dal sindaco di Casamassima, Mimmo Birardi, al quotidiano, quei soldi andrebbero versati nelle casse della curia a copertura di un periodo di 22 anni: dal 1991 al 2012, a quanto pare. Ma sono realmente dovuti? Andiamo per ordine.
L’art. 3 (c.1) della legge regionale Puglia n. 4 del 1994 prevede, in effetti, che “I Comuni, entro il 31 marzo di ogni anno, devolvono alle competenti autorità religiose una somma non inferiore al 7% dei contributi loro spettanti per oneri di urbanizzazione secondaria”. Domanda: in teoria quindi il calcolo dovrebbe partire dal 1994 e non dal 1991, come riportato, e dunque gli anni sarebbero 18 e non 22?
Torniamo ai conti. Birardi avrebbe dichiarato che “L’ufficio tecnico non ha mai fatto i conteggi, ma dovrebbe essere una cifra inferiore ai 700mila euro”. Domanda: se l’ufficio tecnico non ha mai fatto i calcoli, da dove viene fuori l’importo?
E poi ancora, il sindaco avrebbe detto: “Per il periodo di mia competenza ho inserito la quota parte in bilancio; per il pregresso, sembra che una sentenza della Cassazione sia in contrasto con ciò che dice la Chiesa”.
Che significa? Che la quota parte è di un anno e mezzo, cioè da quando lui è sindaco? Cioè: l’amministrazione liquiderà una parte dei 700mila euro, quindi, visto che il pregresso non sarebbe dovuto? E quale bilancio, quello preventivo 2013?
Interrogato l’ex assessore, Ninni Columbo, sul bilancio 2012 (qualora ci fosse sfuggito qualcosa), riferisce: “Il bilancio fu approvato a giugno, non mi pare di ricordare una voce del genere. Se l’ufficio tecnico non ha quantificato, come fa il sindaco a dire di aver inserito la quota parte?”.
Ma le perplessità non si esauriscono. Il sindaco asserirebbe inoltre, che la diocesi di Bari lo avrebbe contattato “appena eletto” (giugno 2011), ricordando i conti ‘sospesi’. Come mai se ne ricorda ora? Se – come riferisce lui – “numerose lettere sono state inviate”, possibile che siano cadute tutte nel silenzio? Possibile che Vito De Tommaso e il commissario prefettizio non abbiano incontrato rappresentanti della curia prima di lui?
Quante sono le lettere recapitate al Comune? E perché la diocesi non provvede a fare ricorso al Tar? È possibile che trattasi di contributo ‘volontario’ dei Comuni e che le Regioni non possono imporre i versamenti nelle casse della chiesa?
Giusto per curiosità: in Toscana, nel 2004, il Tar (sentenza n. 4082 del 4/10/2004) si pronunciò contro la diocesi Arezzo-Cortona-Sansepolcro che aveva inoltrato ricorso contro il comune di Civitella in Val di Chiana per la medesima richiesta.
E ancora per curiosità, ricordiamo che l’art. 4 del d. lgs. 267/2000 stabilisce che “I comuni e le Province hanno autonomia statutaria, normativa, organizzativa e amministrativa, nonché autonomia impositiva e finanziaria nell'ambito dei propri statuti e regolamenti e delle leggi di coordinamento della finanza pubblica”. Ergo: sono i Comuni a decidere (come ebbe a ricordare lo stesso sindaco durante un consiglio comunale “vale la norma di gerarchia superiore”, e in questo caso il decreto supera la legge regionale forse?), giusto?
E infine, “Il sistema di finanziamento dell’edilizia di culto – come da sentenza di cui sopra – è oggi rifluito nel nuovo sistema finanziario di cui all’art. 47 della legge n. 222 cit. e cioè nella quota dell’8 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche liquidata sulla base delle dichiarazioni annuali dei contribuenti”.
Torniamo a Casamassima. C’è un terreno di circa 4mila metri quadri in zona 167, che sarebbe stato donato per intercessione del Comune alla parrocchia della via di Bari, collegato alla lottizzazione Brancaccio e destinato a standard urbanistici. È corretto? Se sì, è vero che il valore di quel terreno sarebbe tra i 700 e 800mila euro?
Stando così le cose non ci sorprenderebbe che da un momento all’altro possa saltar fuori qualche atto..
[da La voce del paese del 19 gennaio 2013]
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Commenti
stop fine!
Le bugie, le contraddizioni, le promesse, gli errori, a volte la presunzione e l'arroganza, fanno parte della vita del politico e nessuno è scevro da queste!
Ma tu, alla luce delle acclarate sconfitte, rappresenti l'esagerazione del peggior politico. Oggi sei nel pallone e non comprendi, ma domani te ne vergognerai!
Presunzione ed arroganza hanno fatto di me un ridicolo Don Chisciotte, lo riconosco, ma indietro non si può tornare! Sono un tuo elettore che ha anche pregato per te, ma oggi sono dispiaciuto per aver contribuito a distorcere la tua immagine per colpa della politica!
Ti stimo ugualmente, anche se un pò meno di prima!
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di lucro (Opere Pie, Parrocchie, Fondazioni, ecc.) sono
vincolati “ope legis”, senza cioè necessità di decreto
ministeriale, notifica e trascrizione. Occorre tenere presente che l’interesse storico di un edificio non necessariamente si accompagna alla sua qualità artistica.
Ad esempio intere categorie di immobili (quali edifici scolastici, stazioni ferroviarie, opifici, case rurali, ecc.) che fino a qualche tempo fa non venivano neanche presi in considerazione, sono oggi considerati, a giusta ragione,
testimonianze storiche di grande importanza e quindi soggetti a vincolo. L’unica limitazione è che abbiano almeno 50 anni di vita e che il loro autore non sia vivente. L’Ufficio abilitato a stabilire l’esistenza o meno dei requisiti di interesse storico sugli edifici è il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per esso la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici competente per
territorio alla quale la questione va sottoposta. Quindi, in conclusione, il palazzo è vincolato eccome