Lo slogan è valso un accordo: “Per il futuro più agricoltura”.
Si tratta del nuovo patto tra agricoltori e amministratori pubblici, in osservanza alla Carta di Matera, quel provvedimento ideato dalla Cia (Confederazione italiana agricoltori) che punta alla valorizzazione del settore agricolo, core business della Puglia, e che è diventato il documento programmatico con l’obiettivo di coinvolgere le istituzioni.
Dopo Regione e Anci Puglia, qualche giorno fa aderiscono anche Provincia di Bari e 7 Comuni: Bitetto, Bitonto, Cassano, Giovinazzo, Noci, Ruvo e Terlizzi.
Casamassima non ha aderito e cercheremo di sapere perchè.
L’impegno: sostenere e difendere i benefici economici, sociali e territoriali insiti nell’agricoltura.
Ma andiamo per ordine: cosa prevede la “Carta”? Il potenziamento delle attività agricole, la qualità e la salvaguardia del territorio sono gli obiettivi principali. Ruoli da protagonista sono affidati anche all’ambiente e alle biodiversità, a garanzia della vitalità economica nelle zone rurali grazie alla presenza degli agricoltori. Ma pure il perfezionamento della macchina amministrativa per ottenere migliori servizi per effetto di una equa gestione dei tributi, delle tariffe e della fiscalità. Obiettivo principe, quello di avviare un rapporto tra le imprese agricole e le amministrazioni locali, in modo da poter impiegare professionalità e attrezzature private in attività e servizi pubblici: dalla manutenzione del verde pubblico alla gestione di aree a demanio forestale.
Nella Carta di Matera anche la “valutazione degli effetti delle politiche”: con questo tipo di analisi non viene messa in discussione l’aderenza tra ciò che è stato fatto e ciò che era previsto nelle norme – come avviene nel controllo sull’attuazione – ma viene indagata la capacità della politica pubblica di incidere positivamente su un determinato fenomeno sociale.
Esempio? Relazione tra agricoltura e cibo e alimentazione: ricette tradizionali e genuine e prodotti locali anche nelle mense pubbliche (come sostenuto, a suo tempo, da Francesco Caruso, direttore della Cia di Bari).
Verrebbe allora spontaneo pensare all’educazione, alle masserie didattiche, agli eventi gastronomici e ai parternariati che il Comune di Casamassima potrebbe attivare su questi versanti, non trascurabili nemmeno dal punto di vista ‘economico’. Come creare ricchezza in un luogo dove l’agricoltura è stata dimenticata?
Non si può campare di soli eventi (spot, come tra l'altro avevamo riferito durante la tavola rotonda organizzata durante la sagra del vino), naturalmente, ma occorre puntare sull’industrializzazione dei processi produttivi; agevolare l’accesso al credito; uniformare i linguaggi e orientare la cultura alla pluralità di scambi e produzioni; marciare verso la riorganizzazione dei comparti e stimolare la curiosità dei più giovani..
Ma questa sarebbe un’altra Casamassima.
Difatti non è tra i 7 Comuni aderenti.
***
Qui i 10 impegni nella Carta di Matera
Commenti